Si stava protendendo verso la tazza di tè quando un’ombra la oscurò.
Alzò lo sguardo.
Takashi O’Brien.
Ovvio.
Lì in piedi, a guardarla.
E Summer scoppiò a piangere.
L’uomo scostò il lavoro a maglia, lasciandolo cadere sull’erba, quindi si gettò ai suoi piedi in ginocchio, le cinse la vita con le braccia e le seppellì il capo in grembo.
Tremava.
Le lacrime scesero lungo il volto di Summer, ricaddero su di lui mentre gli accarezzava i lunghi capelli serici e piangeva.
Non le importava di come suonasse quel momento ‒ singhiozzi, gemiti strozzati. Anche lei tremava, scossa da quel pianto liberatorio, estremo.
Taka si tirò indietro sedendosi sui calcagni e la fece scendere dalla sedia, attirandosela tra le braccia, tenendola così stretta che una donna più esile si sarebbe potuta far male.
Le sussurrava dolci parole d’amore in giapponese, lasciandola piangere.
Era una donna forte, e quelle lacrime a lungo negate la rendevano solo più forte.
Il cuore di lui pulsava contro il suo, le mani ferme e affettuose mentre le toglievano i capelli dal viso inondato di lacrime.
Quando la baciò, ormai Summer non riusciva più a respirare… e non gliene importava nulla.

(estratto dal capitolo finale)