di Luca Sartoni (link al suo blog)

Pochi giorni fa, Stefano Epifani (un amico di Luca Sartoni, N.d.Y.) si poneva una domanda.
Molto semplicemente, si interrogava sul motivo per il quale fosse normale per un qualunque informatico essere al centro delle attenzioni dei propri amici, parenti, vicini di casa, colleghi di lavoro, sconosciuti, ogni qualvolta essi siano di fronte ad un problema con il proprio PC.
Questa domanda mi è entrata in testa e dopo averci pensato molto intensamente, ho riassunto i miei ragionamenti in 7 principali motivi per cui questo succede:

1 – Luogo
Non esiste, molto spesso, una locazione precisa in cui l’informatico opera. Si è informatici in ogni luogo ci sia un PC sul quale mettere le mani o anche solo un pezzo di carta dove scrivere qualcosa.
Molti informatici lavorano in ufficio ma non smettono di essere tecnologici quando escono dalla porta. Arrivano a casa degli amici per una cena e spesso si ritrovano seduti davanti ad un PC infestato dagli ultracorpi senza neanche capire come.
Una volta, durante una festa di compleanno, a casa di un amico ho ricompilato un kernel linux tra una patatina fritta e una fetta di torta. Ho testimoni.

2 – Tempo
Così come il luogo, il tempo gioca un ruolo fondamentale nelle vessazioni e sfruttamenti sociali che l’informatico è costretto a subire.
Un informatico che si rispetti non timbra il cartellino e pensa ad algoritmi anche quando sta guidando in mezzo al traffico. Questo lo porta a ricevere telefonate nei momenti più assurdi e a non sentirsi un idiota (eventualmente solo a lavoro concluso) ad andare a casa di un conoscente per sistemare una stampante che fa i capricci.

3 – Entusiasmo
Una cosa che contraddistingue gli informatici è l’entusiasmo con cui affrontano alcuni problemi. Soprattutto quelli degli altri.
Mi è capitato molto spesso in gioventù di andare a casa di conoscenti a sistemare i loro computer. Onestamente ero contento di farlo. Magari ad una certa età mi sono stufato, ma all’inizio era molto divertente. Su questo entusiasmo sopravvivono i rompiscatole. Se venisse a mancare, morirebbero come l’erba con il sale.

4 – Formazione specifica
Un medico ha almeno 10 anni di formazione specifica alle spalle. Inoltre è specializzato in un campo. Cardiologia, andrologia, ortopedia eccetera. Difficilmente un medico affronta qualsiasi questione gli venga sottoposta con la stessa sicurezza. L’informatico no. L’informatico sa tutto di tutto. Problemi con la rete, Windows impastato di virus e malware, database corrotti, filesystem asfaltati, monitor esplosi, ventole del case che fanno rumore. Tutto. Lui sa tutto.
Ma che scuole ha fatto il vero informatico? E’ andato a lezioni private da Mac Gyver ed era compagno di banco ti Alan Turing?

Questa domanda introduce il quinto motivo:

5 – Essere o non essere?
Tutti coloro che riescono ad andare oltre la pressione del tasto “Power” in maniera cosciente, sono informatici. Questo deriva dal fatto che non esista un percorso specifico per il ruolo informatico e che essere informatico sia un “essere” e non un “divenire”.
“Essere” perchè informatici si nasce e non si diventa. Da piccolo montavo e smontavo lego, svitavo i rubinetti dei termosifoni, facevo autopsie agli elettrodomestici rotti.
Da grande faccio la stessa cosa ma le mie vittime si chiamano Hardware e Software.

6 – Oscura professione
Gli informatici, da fuori, sono tutti uguali.
Personaggi oscuri che passano la vita attaccati a delle diavolerie lampeggianti.
Il fatto che queste diavolerie siano più diffuse delle carie dentale li rende estremamente utili al sistema ma necessariamente vessati in ogni modo dai rompiscatole.
Inoltre gli informatici prendono qualsiasi problema di carattere tecnico come questioni personali e ne fanno sempre affari di Stato.
Se la macchinetta del caffè si inceppa, loro non si preoccupano più dell’inserire caffeina all’interno delle loro vene, ma il loro mondo inizia a ruotare intorno alla modalità di lettura della chiavetta elettronica di dispensazione bevande.

7 – Vile denaro
Il vero informatico non si sporca le mani con il Vile Denaro. L’informatico non sa che farsene della moneta sonante se prima non ha deframmentato il disco del vicino di casa.
Un luogo comune vuole che l’informatico applichi tariffe da capogiro. Peccato che il suo tassametro parta sempre in ritardo e si fermi sempre prima dell’arrivo. In questo modo due ore diventano una e una settimana di lavoro si estingue in poche centinaia di fagioli secchi.

Qualcuno ha qualche altra motivazione valida?

No, ma quoto tutto al 101%!